CRONACHE
Di Nino Barone
Come possiamo rendere la processione più sobria? Togliendo forse le bande musicali e quindi l’annacata che tanto piace ai trapanesi? Ridimensionando le stesse? In questa direzione qualcosa si sta già muovendo! Velocizzando il ritmo degli spartiti funebri per recuperare terreno?
A me piaceva tanto ‘u passu vastasu degli anni ’80! Abolendo le processioni?
Sarebbe bello finalmente percorrere il solo centro storico con un gruppo dietro all’altro come negli ’40! Cambiando gli abiti dei figuranti? Anche se alcuni di quelli in uso hanno quarant’anni e non sono poi del tutto nuovi! Richiamando i nostri cari defunti in processione solo perché sono di maestranza? Quelli si che erano veri consoli!
Abolendo il minuto di raccoglimento per un console venuto a mancare?
E’ solo una stupida forma di rispetto verso chi ci ha preceduto che sta diventando una moda. Bisognerebbe comunicare ai consoli di morire di meno. Utilizzando garofani per gli addobbi?
Io personalmente un pensierino lo sto già facendo! Cosa bisognerebbe fare per non essere etichettati “panze parate”?
Uscire, forse, tutti sparpagliati, magari di nascosto per non farsi riprendere dalle telecamere che immortalano persino i dettagli della persona come le giacche strette, le scarpe marroni, il callo ai piedi. Espellendo certi avveduti addetti ai lavori che, come dei terminator, stanno demolendo l’unico evento della città? A sostituirli magari possono andarci i critici permanenti o quelli che volano in Spagna perché là è tutta un’altra storia! Ripristinando la confraternita di San Michele Arcangelo che apriva la processione dei Misteri? Certi comunicatori avveduti avrebbero dovuto chiedere a chi di dovere se in questa direzione si stia già lavorando. La risposta sarebbe stata “SI”.
C’è un confronto aperto con Sua Eccellenza il Vescovo per il ripristino degli abiti della Confraternita come rievocazione storica. Indossare abiti scuri in segno di lutto?
Mi pare che tutti o quasi tutti i ceti ormai si siano conformati al tema. Fotografie degli anni ’50, ’60 e ’70 ci raccontano invece un’altra storia: Consoli “a colori” vestiti come in una semplice giornata domenicale.
Eppure ci si rifugia continuamente nel passato per quell’insopportabile vizio di non accettare il presente o il nuovo che poi è sempre cucito sul vecchio. A volte non basta riempire le pagine di un giornale senza le dovute ricerche, senza le dovute interviste.
Comunque, mentre si critica solo per il piacere di farlo io sto provando a indossare dei pantaloni di quando avevo 10 anni. Mannaggia non mi entrano. Stasera non esco!