Li Scinnute
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Significato della tradizione
Scinnuta: ital. scesa: riduzione di discesa, da “scendere”, sic. scinniri; prov. e fr. descendre; lat. descendere che equivarrebbe all’ital. discendere. Scinnuta quindi rappresenta il part. pass. di scinniri lat. descensus che, spogliato della particella DE evolve in scensus.
Nella lingua siciliana la penultima S è stata assimilata in N, da lì scinnuta. La scinnuta nella processione dei Misteri rappresenta un rito antichissimo risalente al 1653 ed ha lo scopo di preparare spiritualmente le masse dei fedeli al Venerdì Santo e consiste, oggi, nell’esporre davanti l’altare il mistero o i misteri di turno (visto che sono ormai quasi tutti i gruppi che fanno la scinnuta) dove i fedeli, le maestranze e il clero si riuniscono per celebrare la santa messa solitamente presieduta dal Vescovo della diocesi. Nel frattempo una banda musicale nella piazzetta antistante la chiesa delle Anime Sante del Purgatorio intona marce funebri quasi a suggellare l’angosciante attesa.
Ai tempi di quando li scinnuti eranu scinnuti il gruppo scultoreo di turno (quello che rappresentava il mistero doloroso) veniva portato giù (calatu, tiratu fora) dalla nicchia che lo ospitava tutto l’anno.
Ci ricorda Giovanni Cammareri che manco a farlo apposta in San Michele i gruppi erano custoditi in apposite nicchie e chiusi da vetrate e che il tirarlo fuori dal posto che l’aveva custodito per un anno era appunto la scinnuta. C’è da non dimenticare che la funzione esisteva ancora prima della costruzione delle nicchie (1712-1749). Il primo a lasciare la nicchia, costruita a sinistra in fondo all’oratorio era il gruppo dell’Ascesa al Calvario, di cui la Confraternita di San Michele si serviva per tutti i Venerdì di quaresima.
Era invece il gruppo “Gesu’ nell’orto di Jetsemani” – continua il Cammareri – a rispettare la tradizionale apertura della serie dei 80 vennari. Nelle ancore fredde giornate invernali arrivava lentamente il secondo venerdì e con esso la seconda funzione riservata al gruppo raffigurante “Gesù dinanzi ad Hanna”. Poi via via gli altri ad un ritmo che diventava meno lento; così con “La Coronazione di spine”siamo già al terzo gruppo scinnutu e alla mezza quaresima… si andava avanti con il quarto Venerdì con la funzione dedicata al gruppo “La Sentenza”, poi la scinnuta de “L’ascesa al Calvario” ossia “’u Signuri c’’a cruci ‘n coddu”, gruppo appartenente al “popolo”, che richiama infatti una massiccia affluenza di fedeli che si riversa all’interno della chiesa occupando ogni ordine di spazio e di posti. Simile, a livello di partecipazione devozionale, l’ultima scinnuta che vede protagonista invece “L’Addolorata” (la matruzza addulurata), gruppo che chiude la processione dei Misteri.
Quale migliore occasione per il popolo dei Misteri – scrive ancoraMassimiliano Galuppo su EpucaNostra – di gustare un appetitoso antipasto della processione? Non è difficile poter ascoltare nell’affollata piazzetta i commenti di consoli, portatori, musicanti. La domanda di rito è sovente: “com’è semu pronti?”. La risposta in genere è: “ormai arrivati semu!”.
La processione è composta da venti ceti e la storia ci insegna come, da sempre, tra i vari componenti ci sia della sana competizione che molto spesso viene tradotta in bislacche affermazioni.
Tra i portatori ad esempio non è difficile ascoltare commenti di questo tipo: “st’annu veru forti semu! A la Merica putemu jri! A la villa già fitusi siti!”. Anche tra i componenti delle bande non è difficile ascoltare colorite affermazioni del seguente tenore, magari mentre ascoltano la banda che si sta esibendo nella scinnuta: “chi su’ fracchi! St’annu a chisti l’accuppunamu!”. Ma i consoli non si tirano certo indietro nell’esaltare la rivalità tra i ceti. Ogni tanto nella piazzetta si sente echeggiare: “ma com’è st’annu vi fannu nèsciri a vuautri o arristati ‘n chesa?”.
Per rimanere in tema, è particolarmente sentita dai trapanesi, al di la della processione dei Misteri, anche la scinnuta di Santu Patri (San Francesco di Paola) che rappresenta un rito non solo antico ma di un certo rilievo culturale e folcloristico.
Un’altra scinnuta importante a Trapani si svolge il Venerdì Santo nella chiesa di Santa Maria di Gesù, la scinnuta di Gesuzzu di la cruci, rito antichissimo tanto quanto la processione dei Misteri che consiste appunto nel deporre dalla croce un Cristo dalle braccia snodabili e dalle sembianze umane che, avvolto in un lenzuolo, viene portato in processione all’interno della chiesa stessa.
La funzione si svolge in concomitanza all’uscita dei sacri gruppi, presumibilmente dal 1967 (motivo che limita il rito da quell’affluenza di fedeli che invece meriterebbe).