CRONACHE
Di Nino Barone
Lo storico licenziamento
Nel 1991, dopo le dimissioni del capo-console Michele Purracchio, che poi diede ufficialmente nel ’92, in seno ai Metallurgici cominciò a soffiare un vento nuovo. Presero in mano le redini della situazione Cino Cardinale e Michele Bosco, la cui esperienza nella processione dei Misteri era già pluridecennale.
Si partì subito con l’elezione di un nuovo capo-console che rispose al nome di Agostino Burgarella, entrato nell’organigramma nel 1987.
Fu un periodo di grandi trasformazioni dettate da alcune necessarie modifiche strutturali del ceto.
Cino Cardinale, per l’appunto, dopo la processione del ’92 rassegnava le dimissioni lasciando definitivamente la scena che lo vide protagonista per tantissimi anni.
Poi la nascita dell’Associazione con lo scopo di colmare l’espulsione del gruppo dall’Unione Maestranze avvenuta in seguito ad alcune iniziative intraprese che si discostarono palesemente dalla tradizione nonché dall’armonia generale della processione. Il primo a presiedere il costituente organo associativo fu Michele Bosco coadiuvato alla vice presidenza da Vito Genna.
Quest’ultimo, già dal 1991, aveva dimostrato capacità gestionali e in poco tempo si conquistò la stima di alcuni componenti anche se ebbe a scontrarsi, talvolta, con il più esperto presidente sul quale si riponeva il futuro dei Metallurgici.
Nel 1993 era così composto l’organigramma dell’Ars Firrariorum: Bartolomeo Asta, console onorario; Agostino Burgarella, capo-console; Francesco Coppola e Giuseppe Vattiata, consoli. Michele Bosco, presidente; Vito Genna, vice presidente; Andrea Cardinale (alla sua prima esperienza), tesoriere; Giuseppe Navetta, segretario; Andrea Asta, Salvatore Culcasi, Aberto Ferrara, Salvatore Ribaudo, consiglieri. Giuseppe Ferrara, presidente dei Sindaci; Mariano Barone e Pietro Maltese, sindaci.
Dopo la processione del 1993, costata ai Metallurgici poco più di quaranta milioni delle vecchie lire, si dimise dalla carica di capo-console Agostino Burgarella. Nessun conflitto interno indusse Burgarella alle dimissioni ma la cruda consapevolezza di non essere all’altezza della situazione.
Un atto di umiltà verso cui oggi tanti capi o pseudo tali dovrebbero prendere a esempio anziché pensare solo a vanagloriarsi di una carica che nasce soltanto come strumento di rappresentanza e non di comando. A sostituire Agostino Burgarella fu chiamato Francesco Coppola, un conservatore col vizio del risparmio. Malgrado non avesse spiccate doti oratorie e gestionali il caso lo volle protagonista di un licenziamento rimasto nella storia del gruppo.
Dopo la processione del ’94 i consoli si riunirono presso la sede di piazza Jolanda e nell’occasione invitarono pure il caporale della squadra dei portatori Salvatore La Mantia, detto Zararà, che venne accompagnato dal giovanissimo figlio Maurizio. L’atmosfera si fece surreale e si percepì subito che qualcosa di importante stava per accadere. I volti tesi dei consoli e gli sguardi nel vuoto scandirono i momenti che precedettero la discussione. Poi il silenzio fu spezzato dalla tremolante voce del capo-console che, rivolgendosi a La Mantia, pronunciò parole che rimarranno impresse nella memoria e nella storia dei Metallurgici: Siti licinziati! Il caporale scoppiò in lacrime ma la decisione fu irrevocabile.
La necessità di riprendere il controllo totale del gruppo e dei portatori, dopo ventidue anni ininterrotti di collaborazione in cui questi si erano spinti un po’ oltre il confine che delimita i ruoli, fu una priorità assoluta. Nonostante il licenziamento della rinomata famiglia La Mantia determinò una stagione poco felice nel trasporto processionale della vara, i consoli dimostrarono una forte personalità nel prendere importanti decisioni senza tornare mai più indietro.
Peccato che oggi non ci siano più gli attributi di un tempo e il marcio si lascia scorrere nella totale indifferenza e complicità di chi invece sarebbe deputato alla fermezza, alla determinazione e alle decisioni.