CRONACHE
Di Nino Barone
Un miracolo nei Misteri
Prima d’ora non avevo mai sentito parlare di miracoli legati alla devozione per la processione dei Misteri. Nessun cenno di eventi soprannaturali si rileva dalla storia ufficiale. Eppure la fede verso queste sculture di tela e colla, per alcuni individui, è forte.
Osservo e scruto taluni atteggiamenti che mi portano a pensare di quanto non sia così impossibile trovare, nel bel mezzo di un deserto che avanza prorompente, quel sentimento puro, quella fede vera che si fa testimonianza di un’esistenza all’insegna dell’amore per il prossimo. E’ strano, considerato l’ambiente, ma, le pur timide manifestazioni di fede, esistono e, spesso, pare siano avvolte di mistero.
La storia che vi sottopongo non è recente e neppure molto conosciuta malgrado il pettegolezzo sia uno strumento molto utilizzato dai tantissimi frequentatori del “sacro”, ma di questo nulla è mai trapelato diffondendosi a macchia d’olio.
La protagonista è un’anziana signora, Giovanna Romano, capostipite di una generazione legata al gruppo sacro “La Deposizione” affidato ai Sarti e Tappezzieri. La sua è stata un’esistenza travagliata. Sposò Salvatore Barraco, rimasto vedovo a causa dei bombardamenti del ’43 e con figli. E come spesso accade, per puro caso, scopre la passione per i Misteri, per un gruppo in particolare, il diciassettesimo.
Dal giorno in cui accompagnò il suo principale, titolare di una rinomata sartoria di Trapani, presso un campo a raccogliere dei fiori per addobbare la vara fu come rapita dall’amore verso questo gruppo. Da lì crebbe la sua devozione, la sua fede che la rese protagonista e che trasmise incondizionatamente ai suoi familiari, a uno in particolare. Questo di per sé è già un miracolo. Negli anni ’90 una delle sue figlie acquisite si ammala, dai medici viene data per spacciata ma Giovanna non si perde d’animo e si rivolge, con fede, a quel Cristo avvolto nel candido lenzuolo della Deposizione.
Fece il voto di partecipare in processione vestita a lutto. Ripose in quel gruppo la speranza di rivedere la figlia guarita. Dopo quell’edizione Giuseppa guarì e Giovanna non ebbe nessuna esitazione nel pensare che ciò che era avvenuto fosse stato un miracolo.
La ormai età avanzata la costrinse ad allontanarsi dalla vita attiva del gruppo anche se, il Venerdì Santo, era sua consuetudine adagiarsi su una sedia posta in via Spalti, da lì assisteva al passaggio del sacro corteo che per oltre mezzo secolo la vide protagonista.
A gennaio del 2017, novantaseienne, fu colpita da un’ ischemia che la rese incosciente per giorni quando all’improvviso, voltando lo sguardo verso l’icona del gruppo posta nella sua stanza, legò le mani in segno di preghiera. Da lì a poco Giovanna lasciava la vita terrena per ricongiungersi a quel Cristo che tanto aveva amato. Oggi, a continuare la sua missione di fede, è il pronipote Liborio, attraverso il quale ho appreso la storia affascinante di Giovanna, donna e madre, sarta e lavoratrice instancabile in grado di cucire non solo stoffe ma cuori e anime.
Bibliografia: “Una devozione lunga una vita” di Liborio Del Giudice